こんにちは!

Salve a tutti!
Creo questi blog per chi deve sostenere l'esame di Linguistica Giapponese all'Università Ca' Foscari di Venezia o per chi è interessato a questo argomento.
Chiunque può postare commenti o chiedere aiuto se ha qualche dubbio.

HANDOUT LEZIONE 3 - I Parte



Inizio con questo post a discutere sulle frasi portate del Prof come esempio a lezione.
Per ora sono tutte relative agli handout che il Prof ha consegnato nella lezione 3. Infatti io sono mancata alla terza e alla quinta: ho preso gli appunti, ma ci sono delle cose che non riesco a capire per le quali non ho trovato spiegazioni sulla Tsujimura.

Dunque la prima frase che propone il Prof è:

(1) omoshiroku nai hon

E qui a fianco ci sono le tre diverse soluzioni proposte sulla prima pagina degli handout della Lezione 3.
Ma a quale devo dar credito? Non avendo seguito le lezioni non so come il Prof abbia gestito la spiegazione, ma provo a ragionarci.

Io penso che in questo primo caso il problema fosse quale valore grammaticale attribuire a "omoshiroku nai", ossia se considerarlo come aggettivo o come verbo.
Se il Prof segue la Tsujimura nel sostenere che l'analisi la Teoria Configurazionalista sia corretta nel caso della lingua giapponese, allora molto probabilmente il grafo ad albero giusto è quello più in basso, nel quale appare una traccia di un movimento.
Se la frase [omoshiroku-nai] hon viene considerata come una S-Structure, significa che la sua D-Structure sarà hon(-ga) [omoshiroku nai] e dunque è corretto rappresentarla come nel grafo ad albero nel quale appare una traccia. Ciò che non mi è chiaro è perché il sintagma omoshiroku nai non possa essere semplicemente considerato come un SA.

Le cose paiono complicarsi quando si aggiunge un avverbio come
zenzen alla frase.

(2) zenzen omoshiroku nai hon

Queste le soluzioni presentate dal Prof:




Di nuovo: qual è quello giusto?
Qui manca proprio l'istanza di movimento, quindi non so quale scegliere.




Ho provato a farne uno da me, ma non so se è corretto (v. grafo con sfondo azzurro).



Che cosa ne pensate?

(Se volete lasciare commenti non importa che vi registriate: ho lasciato il blog aperto a chiunque!)

Tenete d'occhio il blog perché appena ho tempo posto le altre frasi.

HANDOUT LEZIONE 3 - I Parte (Aggiornamento dopo il commento di silviasx)

Silvia ha proposto che Avv+SV diano cmq SV, quindi in teoria il nuovo grafo ad albero dovrebbe essere il seguente:




















Che pare giusto anche a me se non fosse che nella Tsujimura non appare che un SV possa essere composto anche da un altro SV.

Ragazzi, date il vostro contributo ! *help*

HANDOUT LEZIONE 3 - II Parte

Prendo un'altra frase dall'handout della lezione 3:

(3) watashi wa otoko ga tsuyoku atte hoshii.

Questi sono i 2 grafi proposti dal Prof.:


Mi chiedo se anch'essi siano entrambi giusti. Vorrei far notare che nel primo grafo sotto un nodo SV compare una F, che è appunto ciò che credo il prof volesse spiegare a lezione quel giorno. Infatti, non a caso sotto quel grafo appare la seguente formula:

SV --> (F) (F') (SN) (SP) V

che, nota bene, non appare nella Tsujimura.

Nella seconda, invece ~te viene considerato come Complementatore poiché (e copio direttamente dai miei appunti) "otoko-ga tsuyoku atte è una prestazione che io voglio ricevere e che in quanto tale è esterna da me, come un oggetto. Quindi la prestazione è comunque un oggetto, ma complementato con la forma in ~te."
Ancora una volta non so quale dei 2 grafi è corretto. Se può esservi utile, mi ricordo che il prof ha spiegato queste cose nella Lezione 4 che io ho seguito, ma dato che non avevo seguito la 3 era anche difficile prendere bene appunti.


HANDOUT LEZIONE 3 - III Parte

Oggi propongo una discussione su una tipologia di frase relativamente semplice che compare nell'handout 3 a pagina 4:

(4) chīzu-o tabeta nezumi

Si tratta della classica frase relativa che abbiamo già incontrato anche nella I parte con la frase (1). Se è vero quello che sostenevo nella (1), e cioè che si tratta di una frase nella quale esiste una traccia di un movimento, allora anche questa frase (4) avrà un simile grafo ad albero:

che, infatti, è proprio quella che il Prof riporta nell'handout.
Ma proprio stamani ripassavo il capitolo della Tsujimura intitolato:
"Relative Clauses without Gaps"
nel quale la Tsuji analizza una frase che mi pare abbia la stessa struttura delle frasi relative sopracitate:

(5) shatsu-no botan-ga torete-iru kodomo

e ne propone il seguente grafo:

e questo devo dire che mi lascia sconcertata..
Dopo aver difeso a spada tratta la Teoria Configurazionalista di Saito&Hoji ne esce fuori con questa semplice strutturazione sintattica di una frase relativa. Non so voi, ma non sono completamente d'accordo. Io credo che l'avrei strutturata così:



Aspetto vostri (numerosi, spero) commenti!!











HANDOUT LEZIONE 3 - (*Illuminazione* sulla Parte I)

Sarà perché ieri studiavo filosofia, oppure per puro caso, ma insomma mi è venuta l'*illuminazione* su una cosa che non avevo capito quando ho postato la Parte I.
Nel post, riferendomi alla frase (1) omoshiroku nai hon, dicevo:

Ciò che non mi è chiaro è perché il sintagma omoshiroku nai non possa essere semplicemente considerato come un SA.


Ma se ci pensiamo bene omoshiroku nai non è altro che omoshiroku dewa nai, o anche omoshiroku dewa arimasen, ossia:

(omoshiroku = Avverbio) + (Verbo aru in Forma Negativa)

e dunque deve essere considerato un SV formato da Avv+V, per cui il grafo:


dovrebbe essere corretto (sempre che di corretto ce ne sia uno solo!).

PASSIVI - I) Passivi Diretti

Esempio di Passivo Diretto:

Forma Attiva: dorōbo-ga e-o nusunda --> Passivo Diretto: e-ga dorōbo-ni nusumareta

Cambiamenti dalla forma attiva a quella passiva:

1) L’oggetto diretto è promosso a diventare soggetto. In tal caso, i SN sono seguiti dalla particella di caso Nominativo invece di .

2) Il soggetto originale della frase attiva si presenta con in quella passiva.

3) Il morfema passivi (R)ARE si aggiunge alla radice verbale.


Stato di :

E’ una Postposizione o una Particella di Caso Dativo?

Miyagawa esamina il comportamento dei Quantificatori nelle frasi Passive Dirette e sostiene che dovrebbe essere analizzato come POSTPOSIZIONE.

La Condizione di C-Comando Reciproco deve essere soddisfatta tra un quantificatore e il suo antecedente al fine di stabilire una corretta relazione di modificazione.

Consideriamo la seguente frase:

Es.

* kuruma-ga dorōbo-ni sannin nusumareta

Si hanno 2 possibilità:

1) = Particella di Caso Dativo.



Qui è soddisfatta la Condizione di C-Comando Reciproco tra il Quantificatore Q e il suo antecedente SN, dunque la frase dovrebbe essere corretta. Ma noi sappiamo che in realtà la frase non è grammaticale, dunque è sbagliato considerare ni come una Particella di Caso.

2) = Postposizione.



In questo caso, invece Q e relativo SN non sono in posizione di C-Comando Reciproco. La violazione di tale condizione rende la frase non grammaticale, come è in effetti. Ciò dimostra che è una Postposizione e non una Particella di Caso.


Miyagawa sostiene che le costruzioni passive in generale sono trattate come istanze di una regola di movimento che lascia una traccia. Infatti Miyagawa assume che la posizione del soggetto non è riempita da nessuna parola a livello di D-Structure e che l’oggetto diretto venga mosso in posizione di soggetto, lasciando una traccia dietro di sé.

Es.

Tarō-ga sensei ni shikarareta


L’oggetto diretto della D-Structure è mosso in posizione di soggetto, lasciando dietro di sé una traccia, come illustrato nel grafo della S-Structure.
Miyagawa sostiene che una prova di questa analisi del moviemnto si ha ancora una volta dai Quantificatori. Tenendo presente che la Condizione di C-Comando Raciproco deve essere soddisfatta tra il Quantificatore e il relativo SN, analizziamo la seguente frase:

e-ga [dorōbo-ni sanmai nusumareta]


Qui il soggetto è esterno al SV, mentre il Q è all'interno del SV, quindi la Condizione di C-Comando Reciproco non è soddisfatta. Allora ci si aspetta che questa frase non sia grammaticale, contrariamente alla realtà. Ma se assumiamo che l'analisi di movimento di Miyagawa sia corretta, la stessa frase diviene grammaticale, in quanto il grafo si presenta così:
In questo caso SN e Q si c-comandano a vicenda e perciò la Condizioone di Mutuo C-comando è soddisfatta. Dunque la frase, secondo questa analisi, è grammaticale.

(cfr. Tsujimura, capitolo sui Passivi)

PASSIVI - II) Passivi Indiretti (o Avversativi)

Le frasi passive coinvolgono verbi transitivi. Ma in giapponese si ha un altro tipo di frasi passive chamate PASSIVI INDIRETTI o PASSIVI AVVERSATIVI che possono essere formati sulla base di verbi che siano transitivi o intransitivi.

Caratteristiche di tali passivi:

1) Hoshi sostiene che il sintagma con nei passivi indiretti è obbligatorio. Ciò significa che, al contrario, nei passivi diretti il sintagma con è facoltativo.

2) La frase passiva indiretta necessita della presenza di un nuovo soggetto che si aggiunge agli elementi che compaiono nella frase attiva.
Es.
Attiva -------------- Passiva
Ame-ga futta --> Jirō ga ami-ni furareta

In questo caso è l’elemento Jirō che si aggiunge agli elementi della frase attiva già presenti.

3) Il significato risultante è generalmente avversativo. Il nuovo soggetto è negativamente affetto dall’evento descritto dal resto della frase. L’Avversità, dunque, è inerente alla costruzione passiva indiretta stessa.
Comunque, il Passivo Indiretto può anche non necessariamente presentare questo tipo di significato avversativo.
Es.
Tarō-wa sensei-ni musuko-o homerareta

4) Soggetti sempre animati.


(cfr. Tsujimura, capitolo sui Passivi)


PASSIVI - Uniform Account & Non-Uniform Account

Esistono 2 diversi approcci per quanto riguarda le derivazioni sintattiche dei Passivi Diretti e dei Passivi Indiretti:

1) UNIFORM ACCOUNT
Entrambi i Passivi Diretti e Indiretti sono generati nella stessa maniera da una D-Structure schematicamente illustrata qui di seguito:

PASSIVI DIRETTI

S-Structure --> Tarō-ga hahaoya-ni shikarareta

D-Structure --> Tarō-ga [hahaoya-ga Tarō-o sikaru]rareta

PASSIVI INDIRETTI

S-Structure --> Tarō-ga sensei-ni kodomo-o shikarareta.

D-Structure --> Tarō-ga [sensei-ga kodomo-o shikaru]rareta

Ossia, entrambe le D-Structure contengono frasi incastonate (embedded).


2) NON-UNIFORM ACCOUNT
Il Non-Uniform Account concorda con lo Uniform Account per quanto riguarda la derivazione dei Passivi Diretti, ma sostiene che i Passivi diretti sono generalmente generati dalla loro controparte attiva applicando una regola trasformazionale per la quale vengono scambiati Oggetto e Soggetto:

PASSIVI INDIRETTI
Stessa tesi dello Uniform Account

PASSIVI DIRETTI
Vengono generati applicando la regola trasformazionale che scambia di posto Soggetto e Oggetto della frase attiva.

S-Structure --> Tarō-ga hahaoya-ni shikarareta

D-Structure --> Hahaoya-ga Tarō-o shikatta


N.B. = Nonstante la controversi dei 2 diversi approcci al dibattito sulla natura dei Passivi, la maggior parte dei ricercatori sembra sostenere lo Uniform Account.

(cfr. Tsujimura, capitolo sui Passivi)

PASSIVI - III) Passivi Ni-Yotte

I Passivi Ni-Yotte morfologicamente appaiono identici ai Passivi Diretti, con la differenza che appare ni-yotte al posto del ni.
Es.
Tarō-ga dōryō-ni yotte hihansareta

Questa semplice sostituzioni di ni-yotte con ni non comporta grandi differenze nel significato tra le 2 frasi, ma ni e ni-yotte non sono intercambiabili.
Inoue&Kuroda sostengono che esistono esempi di Passivi Ni (= Passivi Diretti e Indiretti) nei quali ni non può essere sostituito con ni-yotte, e d'altro canto esistono anche frasi passive nelle quali solo ni-yotte è permesso.

Differenze fondamentali tra i 2 tipi di Passivi:

1) Ni-yotte non può essere usato per i Passivi Indiretti.

2) In altri esempio è richiesto l'uso di ni-yotte, la cui sostituzione con ni comporterebbe frasi non grammaticali.
Es.
a) shiroi bōru-ga Oo-ni yotte takadakato uchiagerareta
b) * shiroi bōru-ga Oo-ni takadakato uchiagerareta

Inoue sostiene che il fondamentale significato di ni è l'influenza agentiva del soggetto di una frase passiva. In una frase con Passivo Ni, quindi, è necessario che il SN marcato con ni funga da AGENTE che ha diretta influenza sul soggetto della frase attiva. Per cui, quando tale influenza diretta non può essere stabilita, l'Agente non può essere marcato con ni.
Inoue basa questa teoria sul fatto che frasi passive con soggetti inanimati sono spesso incompatibili con Agenti marcati dal ni: oggetti inanimati non possono esperire l'influenza diretta dell'Agente e dunque non possono essere marcati con ni.
Basando i suoi studi su quelli di Inoue, Kuroda sostiene che la fondamentale differenza sintattica tra i 2 tipi di Passivi dovrebbe essere attribuita al concetto di AFFETTIVITA':
  • Nei Passivi Ni il Soggetto è cosciente del fatto di essere in qualche modo influenzato dall'Agente.
  • I Passivi Ni-Yotte si limitano ad una descrizione oggettiva di una situazione. Punto di vista neutrale.
Perciò la scelta di ni o ni-yotte riflette il grado di Affettività dell'Agente sul Soggetto della frase passiva.

3) Un'altra differenza tra i 2 Passivi, ha a che fare con le proprietà temporali associate con il morfema た del passato.
た può essere interpretato come:
  • Passato Semplice: Denota un evento che ha avuto luogo in qualcher momento nel passato.
  • Perfetto: (marca aspettuale) Denota uno stato che esisteva o esiste come risultato di un evento che ha avuto luogo precedentemente.. Evento concluso del quale sono in atto le conseguenze.
I Passivi Ni possono essere usati solo quando た viene interpretato come Perfetto, mentre i Passivi Ni-Yotte non rispondono a tale restrizione.
Es.
  1. ano machi-wa Nippongun-ni hakaisareta --> In questo caso la frase può essere solamente interpretata come descrizione di una situazione risultata dalla distruzione condotta dall'esercito giapponese.
  2. ano machi-wa Nippongun-ni yotte hakaisareta --> Può descrivere la situazione come un evento storico, oppure può denotare uno stato che è il risultato della distruzione condotta dall'esercito giapponese.

4) ~ て いる
La forma ~te iru può essere interpretata con significato:
  • Progressivo: Attività in esecuzione.
  • Perfetto: Stato delle cose.
Dunque una frase con ~te iru può avere due diverse interpretazioni di significato. Ciò è particolrmente importante quando questa costruzione viene usata insieme alle forme di Passivi Ni e Passivi Ni-Yotte.
Es.
  1. hanako-ga FBI-ni tyoosasarete iru --> "Hanako è stata indagata dall'FBI"
  2. hanako-ga FBI-ni yotte tyoosasarete iru ---> a) "Hanako è stata investigata dall'FBI b)"Hanako viene investigata dall'FBI" (in questo momento)
5) Kuroda (1979) sostiene che si debba tracciare una linea tra Passivi NI (= Passivi Diretti e Indiretti) e Passivi Ni-Yotte.
Assunto lo Uniform Account come corretto, Passivi Diretti e Indiretti vengono trattati allo stesso modo, mentre i Passivi Ni-Yotte sono derivati dalla loo controparte attiva tramite l'applicazione di una regola trasformazionale che permuta oggetto e soggetto.

Es.
  1. PASSIVI DIRETTI
  2. Attivo: Tarō-ga [hahaoya-ga Tarō-o shikaru]rareta --> Passivo: Tarō-ga hahaoya-ni shikarareta
  3. PASSIVI INDIRETTI
    Attivo: Taro-ga [sensei-ga kodomo-o shikaru]rareta --> Passivo: Taro-ga sensei-ni kodomo-o shikarareta
  4. PASSIVI NI-YOTTE
  5. Attivo: Gityoo-ga kaikai-o sengenshita --> Passivo: Kaikai-ga gityoo-ni sengensareta

E' evidente che i Passivi Ni (Diretti e Indiretti) sono derivati allo stesso modo, ossia entrambi contengono una frase embedded. Mentre i Passivi Ni-Yotte ono derivati da una frase attiva alla quale viene applicata una trasformazione.

La diversa analisi sintattica dei Passivi Ni e dei Passivi-Ni Yotte riflette le loro fondamentali differenze semantiche. Cioè: il significato dei Passivi-Ni-Yotte è lo stesso della loro controparte attiva, mentre Kuroda sostiene che il significato di RARE nelle frasi con Passivi Ni influisce pesantemente sul significato delle frasi passive.
Tale tesi, secondo Kuroda, è motivata dalle varie differenze di significato che esistono tra i due tipi di Passivi.


(cfr. Tsujimura, capitolo sui Passivi)


PASSIVI (Handout) - Struttura dei Passivi

Come si rappresentano i Passivi?
Presento qui di seguito le frasi proposte dal Professore nella lezione di recupero del 18 Gennaio scorso.
Il Prof nell'handout sostiene l'approccio Uniform e analizza le seguenti frasi (vedi anche i post precedenti):

Tarō-ga hahaoya-ni shikarareta

Frase Attiva: Tarō-ga [hahaoya-ga Tarō-o shikaru]rareta
--> Frase Passiva: Tarō-ga hahaoya-ni shikarareta
Si vede bene come dal grafo emerge chiaramente la sottostante frase embedded, che il Prof ha chiamato F2.
[Tarō-o] non è una traccia per movimento, ma per eliminazione. E' un elemento necessario perché è presente nella matrice. Si tratta di quella che in inglese si chiama COUNTER EQUI NP DELETION (v. Handout Lezione 7, prima pagina)
Se ho capito bene, questa Counter Equi NP Deletion è evidente in uno dei passaggi che propone il Prof quando presenta le regole per l'embedding della proposizione che descrive l'evento subito rletivamente ai Passivi Ni.
Prendiamo la frase:
Keiko-ga sensei-ni shikarareta

1) La radice del predicato viene agglutinata all'ausiliare passivo:

Keiko-ga [sensei-ga Keiko-o shikar-u] -areta --> Keiko-ga [sensei-ga Keiko-o shikar] -areta

2) L'ausiliare richiede una diversa assegnazione della particella del soggetto, dal Nominativo ga all'Agentivo ni. Questo argomento è obbligatorio.

Keiko-ga [sensei-ni Keiko-o shikar] -areta

3) L'argomento che si riferisce al PATIENT della proposizione matrice viene eliminato dalla proposizione embedded se era presente (COUNTER EQUI NP DELETION).

Keiko-ga [sensei-ni shikar] -areta




Per quanto riguarda, invece, la trasformazione della frase attiva nella sua corrispondente Passiva Ni-Yotte, si devono seguire le seguenti regole:


1) Il soggetto Agent della frase attiva viene eliminato e sostituito con PRO

gakusei-ga sensei-o hihansita --> PRO sensei-o hihan-si-ta


2) Al verbo attivo viene agglutinato l'affisso passivizzante (r)are.

PRO sensei-o hihan-s-are-ta


3) Per effetto dell'affisso il Patient viene mosso in posizione di soggetto.

sensei-ga hihan-s-are-ta


4) E' possibile, ma non obbligatorio introdurre nella frase un aggiunto marcato da ni-yotte che identifica l'agent:

sensei-ga (gakusei-ni yotte) hihan-s-are-ta



Come si nota, quello con ni-yotte è un AGGIUNTO AVVERBIALE.

Frase dal commento di Elisa (v. Passivi Ni-Yotte)

Nel Post sui Passivi Ni-Yotte c'è un commento di Elisa, la quale mi chiede di postare la struttura della seguente frase:

Hanako-ga Tarō-ga honya-de katta zassi-o otōto-ni ageta

Io credo che il grafo risultante sia il seguente:
Fate sapere che cosa ne pensate!

(Come forse ho già detto da qualche parte questi post sono tutti presi dai miei appunti o risultato di riflessioni mentre studio. Sono tutti ovviamente opinabili e, anzi, li pubblico apposta perché se ne possa discutere!)

CAUSATIVI - I)

Causativi-O e Causativi-NI

Il morfema causativo -SASE viene aggiunto come suffusso alla radice verbale per formare un VERBO CAUSATIVO.

Causativi-O --> Il soggetto originale è marcato con la particella di caso Accusativo を。

Causativi-NI --> Il soggetto originale è marcato con la particella di caso Dativo に。

Il soggetto forza un altro attante a fare l’azione del verbo.

I Causativi-O e i Causativi-NI hanno significati leggermente differenti:

[Causativi-O]
Implicano che ciò che causa non conosca l’intenzione dell’altro elemento. La provocazione ha una interpretazione di obbligo.

[Causativi-NI]
Ciò che causa di solito si appiglia all’intenzione dell’altro elemento di portere a termine un’azione e quindi l’altro elemento si comporta come se avesse la volontà di compiere l’azione denotata dal verbo.

Es.
1) Tarō-ga hana-o migoto-ni saka-seta. (Tarō made the flowers bloom beautifully) --> *Tarō-ga hana-ni migoto-ni saka-seta. (Tarō had the flowers bloom beautifully)

2) Tarō-ga Hanako-o kizetu-saseta. (Tarō made Hanako faint) --> *Tarō-ga Hanako-ni kizetu-saseta. (Tarō had Hanako faint)

IL DOUBLE-O CONSTRAINT

Il contrasto inerente al significato tra Causativi-O e Causativi-NI che abbiamo appena osservato, comunque, può essere fatto solo con verbi intransitivi.

Verbi Transitivi -->Possono formare un Causativo-NI, ma Causativi-O risultano sempre in frasi non grammaticali.

Es.
Tarō-ga hon-o yonda --> Hahaoya-ga Tarō-ni hon-o yom-aseta --> *Hahaoya-ga Tarō-o hon-o yom-aseta.

Il Causativo-O con un verbo Transitivo non può sussistere per via di quello che viene definito Double-O Constraint.

DOUBLE-O CONSTRAINT --> Evita che una frase contenga 2 SN che siano marcati entrambi con la Particella di Caso -O. Ciò significa che quando un verbo sottocategorizza un SN marcato con la particella di caso Accusativo, un Causativo-O con quel verbo risulta in una frase non grammaticale.

Questa coercizione, comunque, non è esclusiva per la formazione di frasi Causative. Trova piuttosto applicazione in altri contesti:

1) FRASI CON NOMI VERBALI
Tali nomi possono apparire con il verbo する。Quando suru è separato dal nome verbale può apparire la particella di caso accusativo を。

Es.
sensei-ga kenkyū-suru --> sensei-ga gengogaku-o kenkyūsuru

sensei-ga kenkyū-o suru --> *sensei-ga gengogaku-o kenkyū-o suru

2) I CAUSATIVI-O CON VERBI CHE NECESSITANO DI UNA –O (che non è nescessariamente l’oggetto diretto) NON SONO GRAMMATICALI.

Es.
*sensei-ga Tarō-o kōen-o arukaseta --> sensei-ga Tarō-ni kōen-o arukaseta (The teacher made/let Tarō walk throughout the park => interpretazione ambigua).

Comunque, Kuroda (1978) osserva che una differenza esiste per le cosiddette FRASI PSEUDO-CLEFT. Consideriamo le seguenti:

VERBI DI ATTRAVERSAMENTO = sensei-ga Tarō-o arukaseta-no-wa kōen-da --> Nonostante il precedente esempio non fosse grammaticale per via del Double-O Constraint, la versione Pseudo-Cleft della stessa frase è corretta.

CASO ACCUSATIVO = * sensei-ga Tarō-o yomaseta-no-wa hon-da --> Anche la versione Pseudo-Cleft della frase nella quale la o marca il caso Accusativo, non è grammaticale.

Dunque le 2 particelle hanno comportamenti diversi: gli SN marcati con –o che sono gli oggetti dei verbi di attraversamento servono come avverbiali, contrariamente a quegli SN per i quali i verbi sottocategorizzano.

Il Double-O Constraint può essere applicato solo all’interno di una singola frase. Dunque, anche se una frase contiene più di un SN che è marcato con –o, la frase dovrebbe essere accettabile se gli SN appartengono a frasi diverse.
Es.

[Tarō-ga [Hanako-o nagutta] otoko-o semeta]

CAUSATIVI - II) Struttura

Considerando ciò che abbiamo visto finora, una possibile struttura frastica per le frasi causative potrebbe essere la seguente:
Es.
Tarō-ga Hanako-o/ni benkyō-saseta

E' stato comunque discusso il fatto che le frasi con Causativo possano avere strutture ben più complicate del precedente esempio.


SHIBATANI (1973, 1976) --> Sostiene che ci siano prove per le quali si può affermare che una frase con Causativo implica una frase embedded.
Consideriamo il seguente esempio col pronome riflessivo zibun:

Tarō(i)-ga Hanako(j)-o/ni zibun(i/j)-no heya-de benkyō-saseta
(Tarō made/had Hanako study in self's room)

zibun è ambiguo.
Poiché la riflessivizzazione funge da test per individuare il soggetto, sia Tarō che Hanako possono essere identificati come soggetti. Ciò significa che in questa frase ci sono 2 soggetti e quindi anche 2 frasi diverse: una matrice e una embedded. Dunque:

Tarō --> Soggetto della Matrix.
Hanako--> Soggetto della Embedded.

Si suppone che venga poi applicato un ulteriore processo per combinare i 2 verbi, così che venga derivato il Causativo.
Shibatani inoltre sostiene che questa analisi di doppia proposizione delle frasi con Causativo sia supportata anche dall'interpretazione delle modificazioni avverbiali:
Es.
Tarō-wa Hanako-o heya-ni damatte hairareta
(Tarō made Hanako come into the room silently)

damatte può modificare sia Tarō che ha fatto entrare Hanako silenziosamente nella stanza, oppure Hanako che è stata fatta entrare nella stanza senza fiatare da Tarō. --> Si ha dunque ambiguità dovuta allo stato bi-proposizionale delle frasi Causative: l'avverbio può modificare sia la Matrix che la Embedded.


MIYAGAWA
(1986) --> Si spinge oltre affermando che le frasi con Causativo mostrano sia proprietà bi-proposizionali che mono-proposizionali.
Abbiamo mostrato con Shibatani che se la struttura dei Causativo è bi-proposizionale e ogni proposizione ha un SN-o. la frase è grammaticale. Ma altre frasi mostrano come ciò non sia sempre vero. Consideriano la seguente:
Es.

* sensei-ga Tarō-o hon-o yomaseta


Ma se la stessa frase fosse vista come una struttura mono-proposizionale, allora la non grammaticalità sarebbe ben spiegata dal Double-O Constraint:



CAUSATIVI - III) Causativi Passivi (praticamente dei mostri)

Esistono 2 tipi di Causativi Passivi:

1) Tarō-ga -Hanako-o warawaseta ==> Hanako-ga Tarō-ni waraw-ase(CAUS)-rare(PASS)-ta (Hanako is made to laugh by Tarō)

2) Hanako-ga Tarō-ni sikar-areta ==> Zirō-ga Hanako-o/ni Tarō-ni sikar-are(PASS)-sase(CAUS)-ta (Zirō made Hanako be scolded by Tarō)

Esistono limitazioni per il primo tipo di Causativo Passivo: quando un Passivo è formato sulla base di una frase Causativa creata slla radice di un Verbo TRANSITIVO, l'oggetto del verbo non può essere il soggetto della frase Causativa-Passiva.
Es.




CAUSATIVI - IV) Causativi Lessicali

Si tratta di verbi Transitivi che spesso contrastano morfologicamente con le loro controparti Intransitive. Diversamente da frasi Causative con -(s)ase, i Causativi Lessicali non sono formati aggiungendo un suffisso alla radice del verbo, ma sono verbi transitivi che portano un significato Causativo inerente a loro stessi.

TRANSITIVI INTRANSITIVI
tomeru tomaru
ageru agaru
sageru sagaru
okosu okiru
nekasu neru

INTRANSITIVI ==> Hanno sia la controparte Causativa Lessicale, sia la forma Causativa in -(s)ase.
Es.
nekasu (Causativo Lessicale)
neru
ne-sase-ru (Causativo classico)


TRANSITIVI ==> I Causativi Lessicali sono simili ai Causativi classici nel fatto che entrambi portano il significato causativo, ma sono anche semanticamente e sintatticamente differenti.
Differenze:

1) Nei Causativi classici se l'elemento su cui si ha l'azione è inanimato, la frase suona strana.
Es.

Hanako-ga butai-ni agatta
==> Tarō-ga Hanako/isu-o butai-ni ageta
==>
Tarō-ga Hanako/*isu-o butai-ni agar-ase-ta

Questa regola non influenza i Causativi Lessicali perché è colui che causa, piuttosto chi è causato, che genera un evento.

2) I Causativi Lessicali si differenziano da quelli classici anche sintatticamente. Abbiamo osservato che la riflessivizzazione mostra che i Causativi classici consistono di 2 proposizioni:
SHIBATANI (1976) --> Il test della riflessivizzazione dimostra che i Causativi lessicali consistono in una singola proposizione.
Es.
Lessicali --> Una sola interpretazione per zibun:

Tarō
(i)-ga Hanako(j)-o zibun(i/*j)-no heya-no mae-de tometa. (Tarō stopped Hanako in front of self's room)
Classici --> Ambigui. Doppia interpretazione per zibun:
Tarō
(i)-ga Hanako(j)-o zibun(i/j)-no heya-no mae-de tom-ar-ase-ta. (Tarō made Hanako stop in front of self's room)
La frase con Causativo Lessicale non è ambigua, poiché consiste di una singola proposizione. Per cui:

CAUSATIVI LESSICALI = Mono-Proposizionali

CAUSATIVI CLASSICI = Bi-Proposizionali


Questa affermazione è anche supportata dall'interpretazione delle frasi Avverbiali:
Es.
Lessicali --> Una sola interpretazione:
Tarō(i)-wa Hanako(j)-o [te-o takaku agete](i/*j) tometa (Tarō stopped Hanako with a hand raised high)
Classici --> Ambigui. Doppia interpretazione:
Tarō(i)-wa Hanako(j)-o [te-o takaku agete](i/j) tomar-ase-ta (Tarō made Hanako stop with a hand raised high)