こんにちは!
Creo questi blog per chi deve sostenere l'esame di Linguistica Giapponese all'Università Ca' Foscari di Venezia o per chi è interessato a questo argomento.
Chiunque può postare commenti o chiedere aiuto se ha qualche dubbio.
HANDOUT LEZIONE 3 - I Parte
Inizio con questo post a discutere sulle frasi portate del Prof come esempio a lezione.
Per ora sono tutte relative agli handout che il Prof ha consegnato nella lezione 3. Infatti io sono mancata alla terza e alla quinta: ho preso gli appunti, ma ci sono delle cose che non riesco a capire per le quali non ho trovato spiegazioni sulla Tsujimura.
Dunque la prima frase che propone il Prof è:
E qui a fianco ci sono le tre diverse soluzioni proposte sulla prima pagina degli handout della Lezione 3.
Ma a quale devo dar credito? Non avendo seguito le lezioni non so come il Prof abbia gestito la spiegazione, ma provo a ragionarci.
Io penso che in questo primo caso il problema fosse quale valore grammaticale attribuire a "omoshiroku nai", ossia se considerarlo come aggettivo o come verbo.
Se il Prof segue la Tsujimura nel sostenere che l'analisi la Teoria Configurazionalista sia corretta nel caso della lingua giapponese, allora molto probabilmente il grafo ad albero giusto è quello più in basso, nel quale appare una traccia di un movimento.
Se la frase [omoshiroku-nai] hon viene considerata come una S-Structure, significa che la sua D-Structure sarà hon(-ga) [omoshiroku nai] e dunque è corretto rappresentarla come nel grafo ad albero nel quale appare una traccia. Ciò che non mi è chiaro è perché il sintagma omoshiroku nai non possa essere semplicemente considerato come un SA.
Le cose paiono complicarsi quando si aggiunge un avverbio come zenzen alla frase.
Di nuovo: qual è quello giusto?
Qui manca proprio l'istanza di movimento, quindi non so quale scegliere.
Ho provato a farne uno da me, ma non so se è corretto (v. grafo con sfondo azzurro).
Che cosa ne pensate?
(Se volete lasciare commenti non importa che vi registriate: ho lasciato il blog aperto a chiunque!)
Tenete d'occhio il blog perché appena ho tempo posto le altre frasi.
HANDOUT LEZIONE 3 - I Parte (Aggiornamento dopo il commento di silviasx)
HANDOUT LEZIONE 3 - II Parte
(3) watashi wa otoko ga tsuyoku atte hoshii.
Mi chiedo se anch'essi siano entrambi giusti. Vorrei far notare che nel primo grafo sotto un nodo SV compare una F, che è appunto ciò che credo il prof volesse spiegare a lezione quel giorno. Infatti, non a caso sotto quel grafo appare la seguente formula:
SV --> (F) (F') (SN) (SP) V
che, nota bene, non appare nella Tsujimura.
Nella seconda, invece ~te viene considerato come Complementatore poiché (e copio direttamente dai miei appunti) "otoko-ga tsuyoku atte è una prestazione che io voglio ricevere e che in quanto tale è esterna da me, come un oggetto. Quindi la prestazione è comunque un oggetto, ma complementato con la forma in ~te." Ancora una volta non so quale dei 2 grafi è corretto. Se può esservi utile, mi ricordo che il prof ha spiegato queste cose nella Lezione 4 che io ho seguito, ma dato che non avevo seguito la 3 era anche difficile prendere bene appunti.
HANDOUT LEZIONE 3 - III Parte
Si tratta della classica frase relativa che abbiamo già incontrato anche nella I parte con la frase (1). Se è vero quello che sostenevo nella (1), e cioè che si tratta di una frase nella quale esiste una traccia di un movimento, allora anche questa frase (4) avrà un simile grafo ad albero:
che, infatti, è proprio quella che il Prof riporta nell'handout.
Ma proprio stamani ripassavo il capitolo della Tsujimura intitolato:
"Relative Clauses without Gaps"
nel quale la Tsuji analizza una frase che mi pare abbia la stessa struttura delle frasi relative sopracitate:
e questo devo dire che mi lascia sconcertata..
Dopo aver difeso a spada tratta la Teoria Configurazionalista di Saito&Hoji ne esce fuori con questa semplice strutturazione sintattica di una frase relativa. Non so voi, ma non sono completamente d'accordo. Io credo che l'avrei strutturata così:
Aspetto vostri (numerosi, spero) commenti!!
HANDOUT LEZIONE 3 - (*Illuminazione* sulla Parte I)
Nel post, riferendomi alla frase (1) omoshiroku nai hon, dicevo:
Ciò che non mi è chiaro è perché il sintagma omoshiroku nai non possa essere semplicemente considerato come un SA.
Ma se ci pensiamo bene omoshiroku nai non è altro che omoshiroku dewa nai, o anche omoshiroku dewa arimasen, ossia:
e dunque deve essere considerato un SV formato da Avv+V, per cui il grafo:
dovrebbe essere corretto (sempre che di corretto ce ne sia uno solo!).
PASSIVI - I) Passivi Diretti
Esempio di Passivo Diretto:
Forma Attiva: dorōbo-ga e-o nusunda --> Passivo Diretto: e-ga dorōbo-ni nusumareta
Cambiamenti dalla forma attiva a quella passiva:
1) L’oggetto diretto è promosso a diventare soggetto. In tal caso, i SN sono seguiti dalla particella di caso Nominativo が invece di を.
2) Il soggetto originale della frase attiva si presenta con に in quella passiva.
3) Il morfema passivi (R)ARE si aggiunge alla radice verbale.
Stato di に:
E’ una Postposizione o una Particella di Caso Dativo?
Miyagawa esamina il comportamento dei Quantificatori nelle frasi Passive Dirette e sostiene che に dovrebbe essere analizzato come POSTPOSIZIONE.
Consideriamo la seguente frase:
Es.
* kuruma-ga dorōbo-ni sannin nusumareta
Si hanno 2 possibilità:
1) に = Particella di Caso Dativo.
Qui è soddisfatta
2) に = Postposizione.
In questo caso, invece Q e relativo SN non sono in posizione di C-Comando Reciproco. La violazione di tale condizione rende la frase non grammaticale, come è in effetti. Ciò dimostra che に è una Postposizione e non una Particella di Caso.
Miyagawa sostiene che le costruzioni passive in generale sono trattate come istanze di una regola di movimento che lascia una traccia. Infatti Miyagawa assume che la posizione del soggetto non è riempita da nessuna parola a livello di D-Structure e che l’oggetto diretto venga mosso in posizione di soggetto, lasciando una traccia dietro di sé.
Es.
Tarō-ga sensei ni shikarareta
L’oggetto diretto della D-Structure è mosso in posizione di soggetto, lasciando dietro di sé una traccia, come illustrato nel grafo della S-Structure.
Miyagawa sostiene che una prova di questa analisi del moviemnto si ha ancora una volta dai Quantificatori. Tenendo presente che la Condizione di C-Comando Raciproco deve essere soddisfatta tra il Quantificatore e il relativo SN, analizziamo la seguente frase:
Qui il soggetto è esterno al SV, mentre il Q è all'interno del SV, quindi la Condizione di C-Comando Reciproco non è soddisfatta. Allora ci si aspetta che questa frase non sia grammaticale, contrariamente alla realtà. Ma se assumiamo che l'analisi di movimento di Miyagawa sia corretta, la stessa frase diviene grammaticale, in quanto il grafo si presenta così:
In questo caso SN e Q si c-comandano a vicenda e perciò la Condizioone di Mutuo C-comando è soddisfatta. Dunque la frase, secondo questa analisi, è grammaticale.
(cfr. Tsujimura, capitolo sui Passivi)
PASSIVI - II) Passivi Indiretti (o Avversativi)
Caratteristiche di tali passivi:
1) Hoshi sostiene che il sintagma con に nei passivi indiretti è obbligatorio. Ciò significa che, al contrario, nei passivi diretti il sintagma con に è facoltativo.
2) La frase passiva indiretta necessita della presenza di un nuovo soggetto che si aggiunge agli elementi che compaiono nella frase attiva.
Es.
Ame-ga futta --> Jirō ga ami-ni furareta
3) Il significato risultante è generalmente avversativo. Il nuovo soggetto è negativamente affetto dall’evento descritto dal resto della frase. L’Avversità, dunque, è inerente alla costruzione passiva indiretta stessa.
Es.
4) Soggetti sempre animati.
(cfr. Tsujimura, capitolo sui Passivi)
PASSIVI - Uniform Account & Non-Uniform Account
1) UNIFORM ACCOUNT
Entrambi i Passivi Diretti e Indiretti sono generati nella stessa maniera da una D-Structure schematicamente illustrata qui di seguito:
PASSIVI DIRETTI
PASSIVI INDIRETTI
Ossia, entrambe le D-Structure contengono frasi incastonate (embedded).
2) NON-UNIFORM ACCOUNT
Il Non-Uniform Account concorda con lo Uniform Account per quanto riguarda la derivazione dei Passivi Diretti, ma sostiene che i Passivi diretti sono generalmente generati dalla loro controparte attiva applicando una regola trasformazionale per la quale vengono scambiati Oggetto e Soggetto:
PASSIVI INDIRETTI
Stessa tesi dello Uniform Account
D-Structure --> Hahaoya-ga Tarō-o shikatta
(cfr. Tsujimura, capitolo sui Passivi)
PASSIVI - III) Passivi Ni-Yotte
Es.
Inoue&Kuroda sostengono che esistono esempi di Passivi Ni (= Passivi Diretti e Indiretti) nei quali ni non può essere sostituito con ni-yotte, e d'altro canto esistono anche frasi passive nelle quali solo ni-yotte è permesso.
Differenze fondamentali tra i 2 tipi di Passivi:
1) Ni-yotte non può essere usato per i Passivi Indiretti.
2) In altri esempio è richiesto l'uso di ni-yotte, la cui sostituzione con ni comporterebbe frasi non grammaticali.
Es.
Inoue sostiene che il fondamentale significato di ni è l'influenza agentiva del soggetto di una frase passiva. In una frase con Passivo Ni, quindi, è necessario che il SN marcato con ni funga da AGENTE che ha diretta influenza sul soggetto della frase attiva. Per cui, quando tale influenza diretta non può essere stabilita, l'Agente non può essere marcato con ni.
Inoue basa questa teoria sul fatto che frasi passive con soggetti inanimati sono spesso incompatibili con Agenti marcati dal ni: oggetti inanimati non possono esperire l'influenza diretta dell'Agente e dunque non possono essere marcati con ni.
Basando i suoi studi su quelli di Inoue, Kuroda sostiene che la fondamentale differenza sintattica tra i 2 tipi di Passivi dovrebbe essere attribuita al concetto di AFFETTIVITA':
- Nei Passivi Ni il Soggetto è cosciente del fatto di essere in qualche modo influenzato dall'Agente.
- I Passivi Ni-Yotte si limitano ad una descrizione oggettiva di una situazione. Punto di vista neutrale.
3) Un'altra differenza tra i 2 Passivi, ha a che fare con le proprietà temporali associate con il morfema た del passato.
た può essere interpretato come:
- Passato Semplice: Denota un evento che ha avuto luogo in qualcher momento nel passato.
- Perfetto: (marca aspettuale) Denota uno stato che esisteva o esiste come risultato di un evento che ha avuto luogo precedentemente.. Evento concluso del quale sono in atto le conseguenze.
Es.
- ano machi-wa Nippongun-ni hakaisareta --> In questo caso la frase può essere solamente interpretata come descrizione di una situazione risultata dalla distruzione condotta dall'esercito giapponese.
- ano machi-wa Nippongun-ni yotte hakaisareta --> Può descrivere la situazione come un evento storico, oppure può denotare uno stato che è il risultato della distruzione condotta dall'esercito giapponese.
4) ~ て いる
La forma ~te iru può essere interpretata con significato:
- Progressivo: Attività in esecuzione.
- Perfetto: Stato delle cose.
Es.
- hanako-ga FBI-ni tyoosasarete iru --> "Hanako è stata indagata dall'FBI"
- hanako-ga FBI-ni yotte tyoosasarete iru ---> a) "Hanako è stata investigata dall'FBI b)"Hanako viene investigata dall'FBI" (in questo momento)
Assunto lo Uniform Account come corretto, Passivi Diretti e Indiretti vengono trattati allo stesso modo, mentre i Passivi Ni-Yotte sono derivati dalla loo controparte attiva tramite l'applicazione di una regola trasformazionale che permuta oggetto e soggetto.
Es.
- PASSIVI DIRETTI Attivo: Tarō-ga [hahaoya-ga Tarō-o shikaru]rareta --> Passivo: Tarō-ga hahaoya-ni shikarareta
- PASSIVI INDIRETTI
Attivo: Taro-ga [sensei-ga kodomo-o shikaru]rareta --> Passivo: Taro-ga sensei-ni kodomo-o shikarareta - PASSIVI NI-YOTTE Attivo: Gityoo-ga kaikai-o sengenshita --> Passivo: Kaikai-ga gityoo-ni sengensareta
E' evidente che i Passivi Ni (Diretti e Indiretti) sono derivati allo stesso modo, ossia entrambi contengono una frase embedded. Mentre i Passivi Ni-Yotte ono derivati da una frase attiva alla quale viene applicata una trasformazione.
La diversa analisi sintattica dei Passivi Ni e dei Passivi-Ni Yotte riflette le loro fondamentali differenze semantiche. Cioè: il significato dei Passivi-Ni-Yotte è lo stesso della loro controparte attiva, mentre Kuroda sostiene che il significato di RARE nelle frasi con Passivi Ni influisce pesantemente sul significato delle frasi passive.
Tale tesi, secondo Kuroda, è motivata dalle varie differenze di significato che esistono tra i due tipi di Passivi.
(cfr. Tsujimura, capitolo sui Passivi)
PASSIVI (Handout) - Struttura dei Passivi
Presento qui di seguito le frasi proposte dal Professore nella lezione di recupero del 18 Gennaio scorso.
Il Prof nell'handout sostiene l'approccio Uniform e analizza le seguenti frasi (vedi anche i post precedenti):
--> Frase Passiva: Tarō-ga hahaoya-ni shikarareta
Si vede bene come dal grafo emerge chiaramente la sottostante frase embedded, che il Prof ha chiamato F2.
[Tarō-o] non è una traccia per movimento, ma per eliminazione. E' un elemento necessario perché è presente nella matrice. Si tratta di quella che in inglese si chiama COUNTER EQUI NP DELETION (v. Handout Lezione 7, prima pagina)
Se ho capito bene, questa Counter Equi NP Deletion è evidente in uno dei passaggi che propone il Prof quando presenta le regole per l'embedding della proposizione che descrive l'evento subito rletivamente ai Passivi Ni.
Prendiamo la frase:
1) La radice del predicato viene agglutinata all'ausiliare passivo:
2) L'ausiliare richiede una diversa assegnazione della particella del soggetto, dal Nominativo ga all'Agentivo ni. Questo argomento è obbligatorio.
1) Il soggetto Agent della frase attiva viene eliminato e sostituito con PRO
2) Al verbo attivo viene agglutinato l'affisso passivizzante (r)are.
3) Per effetto dell'affisso il Patient viene mosso in posizione di soggetto.
4) E' possibile, ma non obbligatorio introdurre nella frase un aggiunto marcato da ni-yotte che identifica l'agent:
Frase dal commento di Elisa (v. Passivi Ni-Yotte)
Fate sapere che cosa ne pensate!
(Come forse ho già detto da qualche parte questi post sono tutti presi dai miei appunti o risultato di riflessioni mentre studio. Sono tutti ovviamente opinabili e, anzi, li pubblico apposta perché se ne possa discutere!)
CAUSATIVI - I)
Causativi-O e Causativi-NI
Causativi-O --> Il soggetto originale è marcato con la particella di caso Accusativo を。
Causativi-NI --> Il soggetto originale è marcato con la particella di caso Dativo に。
Il soggetto forza un altro attante a fare l’azione del verbo.
I Causativi-O e i Causativi-NI hanno significati leggermente differenti:
[Causativi-O]
Implicano che ciò che causa non conosca l’intenzione dell’altro elemento. La provocazione ha una interpretazione di obbligo.
[Causativi-NI]
Ciò che causa di solito si appiglia all’intenzione dell’altro elemento di portere a termine un’azione e quindi l’altro elemento si comporta come se avesse la volontà di compiere l’azione denotata dal verbo.
Es.
1) Tarō-ga hana-o migoto-ni saka-seta. (Tarō made the flowers bloom beautifully) --> *Tarō-ga hana-ni migoto-ni saka-seta. (Tarō had the flowers bloom beautifully)
2) Tarō-ga Hanako-o kizetu-saseta. (Tarō made Hanako faint) --> *Tarō-ga Hanako-ni kizetu-saseta. (Tarō had Hanako faint)
IL DOUBLE-O CONSTRAINT
Il contrasto inerente al significato tra Causativi-O e Causativi-NI che abbiamo appena osservato, comunque, può essere fatto solo con verbi intransitivi.
Verbi Transitivi -->Possono formare un Causativo-NI, ma Causativi-O risultano sempre in frasi non grammaticali.
Es.
Tarō-ga hon-o yonda --> Hahaoya-ga Tarō-ni hon-o yom-aseta --> *Hahaoya-ga Tarō-o hon-o yom-aseta.
Il Causativo-O con un verbo Transitivo non può sussistere per via di quello che viene definito Double-O Constraint.
Questa coercizione, comunque, non è esclusiva per la formazione di frasi Causative. Trova piuttosto applicazione in altri contesti:
1) FRASI CON NOMI VERBALI
Tali nomi possono apparire con il verbo する。Quando suru è separato dal nome verbale può apparire la particella di caso accusativo を。
Es.
sensei-ga kenkyū-suru --> sensei-ga gengogaku-o kenkyūsuru
sensei-ga kenkyū-o suru --> *sensei-ga gengogaku-o kenkyū-o suru
2) I CAUSATIVI-O CON VERBI CHE NECESSITANO DI UNA –O (che non è nescessariamente l’oggetto diretto) NON SONO GRAMMATICALI.
Es.
*sensei-ga Tarō-o kōen-o arukaseta --> sensei-ga Tarō-ni kōen-o arukaseta (The teacher made/let Tarō walk throughout the park => interpretazione ambigua).
CASO ACCUSATIVO = * sensei-ga Tarō-o yomaseta-no-wa hon-da --> Anche la versione Pseudo-Cleft della frase nella quale la o marca il caso Accusativo, non è grammaticale.
Dunque le 2 particelle hanno comportamenti diversi: gli SN marcati con –o che sono gli oggetti dei verbi di attraversamento servono come avverbiali, contrariamente a quegli SN per i quali i verbi sottocategorizzano.
Il Double-O Constraint può essere applicato solo all’interno di una singola frase. Dunque, anche se una frase contiene più di un SN che è marcato con –o, la frase dovrebbe essere accettabile se gli SN appartengono a frasi diverse.
[Tarō-ga [Hanako-o nagutta] otoko-o semeta]
CAUSATIVI - II) Struttura
Es.
SHIBATANI (1973, 1976) --> Sostiene che ci siano prove per le quali si può affermare che una frase con Causativo implica una frase embedded.
Consideriamo il seguente esempio col pronome riflessivo zibun:
Poiché la riflessivizzazione funge da test per individuare il soggetto, sia Tarō che Hanako possono essere identificati come soggetti. Ciò significa che in questa frase ci sono 2 soggetti e quindi anche 2 frasi diverse: una matrice e una embedded. Dunque:
Tarō --> Soggetto della Matrix.
Hanako--> Soggetto della Embedded.
Si suppone che venga poi applicato un ulteriore processo per combinare i 2 verbi, così che venga derivato il Causativo.
Shibatani inoltre sostiene che questa analisi di doppia proposizione delle frasi con Causativo sia supportata anche dall'interpretazione delle modificazioni avverbiali:
Es.
damatte può modificare sia Tarō che ha fatto entrare Hanako silenziosamente nella stanza, oppure Hanako che è stata fatta entrare nella stanza senza fiatare da Tarō. --> Si ha dunque ambiguità dovuta allo stato bi-proposizionale delle frasi Causative: l'avverbio può modificare sia la Matrix che la Embedded.
MIYAGAWA (1986) --> Si spinge oltre affermando che le frasi con Causativo mostrano sia proprietà bi-proposizionali che mono-proposizionali.
Abbiamo mostrato con Shibatani che se la struttura dei Causativo è bi-proposizionale e ogni proposizione ha un SN-o. la frase è grammaticale. Ma altre frasi mostrano come ciò non sia sempre vero. Consideriano la seguente:
Es.
Ma se la stessa frase fosse vista come una struttura mono-proposizionale, allora la non grammaticalità sarebbe ben spiegata dal Double-O Constraint:
CAUSATIVI - III) Causativi Passivi (praticamente dei mostri)
1) Tarō-ga -Hanako-o warawaseta ==> Hanako-ga Tarō-ni waraw-ase(CAUS)-rare(PASS)-ta (Hanako is made to laugh by Tarō)
2) Hanako-ga Tarō-ni sikar-areta ==> Zirō-ga Hanako-o/ni Tarō-ni sikar-are(PASS)-sase(CAUS)-ta (Zirō made Hanako be scolded by Tarō)
Esistono limitazioni per il primo tipo di Causativo Passivo: quando un Passivo è formato sulla base di una frase Causativa creata slla radice di un Verbo TRANSITIVO, l'oggetto del verbo non può essere il soggetto della frase Causativa-Passiva.
Es.
CAUSATIVI - IV) Causativi Lessicali
tomeru tomaru
ageru agaru
sageru sagaru
okosu okiru
nekasu neru
Es.
nekasu (Causativo Lessicale)
neru
ne-sase-ru (Causativo classico)
TRANSITIVI ==> I Causativi Lessicali sono simili ai Causativi classici nel fatto che entrambi portano il significato causativo, ma sono anche semanticamente e sintatticamente differenti.
Differenze:
1) Nei Causativi classici se l'elemento su cui si ha l'azione è inanimato, la frase suona strana.
Es.
==> Tarō-ga Hanako/isu-o butai-ni ageta
==> Tarō-ga Hanako/*isu-o butai-ni agar-ase-ta
2) I Causativi Lessicali si differenziano da quelli classici anche sintatticamente. Abbiamo osservato che la riflessivizzazione mostra che i Causativi classici consistono di 2 proposizioni:
SHIBATANI (1976) --> Il test della riflessivizzazione dimostra che i Causativi lessicali consistono in una singola proposizione.
Es.
Lessicali --> Una sola interpretazione per zibun:
Tarō(i)-ga Hanako(j)-o zibun(i/*j)-no heya-no mae-de tometa. (Tarō stopped Hanako in front of self's room)
Classici --> Ambigui. Doppia interpretazione per zibun:
Tarō(i)-ga Hanako(j)-o zibun(i/j)-no heya-no mae-de tom-ar-ase-ta. (Tarō made Hanako stop in front of self's room)
La frase con Causativo Lessicale non è ambigua, poiché consiste di una singola proposizione. Per cui:
CAUSATIVI CLASSICI = Bi-Proposizionali
Questa affermazione è anche supportata dall'interpretazione delle frasi Avverbiali:
Es.
Lessicali --> Una sola interpretazione:
Tarō(i)-wa Hanako(j)-o [te-o takaku agete](i/*j) tometa (Tarō stopped Hanako with a hand raised high)
Classici --> Ambigui. Doppia interpretazione:
Tarō(i)-wa Hanako(j)-o [te-o takaku agete](i/j) tomar-ase-ta (Tarō made Hanako stop with a hand raised high)